Come gestire i capricci dei bambini a tavola

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La mia formazione ed esperienza clinica, il mio duraturo lavoro negli asili nido, ma anche agli incontri iniziati quest’anno di “Famiglia Impasta” svolti insieme alla dott.ssa Alessia Dompietro, mi hanno dato l’opportunità di raccogliere negli anni tante domande da parte di genitori in difficoltà nel gestire il rapporto tra i loro bambini e il cibo. Sono tanti gli interrogativi che le famiglie pongono agli esperti, alle maestre o che si pongono loro stessi riguardo il cibo e i loro bambini. Proverò così a rispondere ad alcune di esse per saziare così le tante domande di voi genitori sulla tematica dell’alimentazione, del rapporto bambini-cibo.

Questa casa non è un ristorante

Collegare cibo e bambini ci fa pensare subito alla nutrizione, al benessere, ed il genitore cerca di gestirlo sempre nella maniera più equilibrata e sana, secondo il proprio punto di vista, per la crescita del bambino. Ma quali comportamenti mettere in atto, ad esempio, davanti ad un bambino capriccioso a tavola? Molto spesso ci si imbatte nel bambino che non vuole mangiare questo o quel cibo, o che un giorno mangia un alimento e la volta dopo no.
È importante ricordare che il cibo, il momento del pasto, è uno dei momenti della giornata nel quale il bambino ha la possibilità di sperimentare la sua onnipotenza, il suo controllo su mamma e papà e capire quanto anche spingersi oltre. È significativo che i genitori, possibilmente entrambi, mantengano lo stesso atteggiamento, il famoso “polso di ferro”.
Cosa intendo con questo? Questi atteggiamenti devono essere rivolti, nell’impedire al bambino, nel momento del pasto, di ordinare ciò che più desidera come fosse in un ristorante. Questo lo aiuta non solo ad avere rispetto del lavoro altrui ma anche ad accettare ciò che gli viene presentato senza vivere la frustrazione di cercare sempre un qualcosa che in quel momento non c’è e non è quindi possibile avere.
Questa è alla base di una buona educazione in tavola. Cedere alle loro continue e variegate richieste non porta a nulla, perché spesso non è possibile accontentare fino in fondo il bambino, ed il genitore si stressa enormemente. Inoltre, dietro queste richieste del bambino molto spesso si cela dell’altro: richiesta di attenzione, richiesta di ricevere un no che lo limiti. I bambini infatti, se da una parte spingono e lottano per testare le loro libertà, l’ampiezza del loro territorio, e il potere della loro volontà, dall’altra hanno un bisogno fisiologico di scoprire i propri limiti. Concedere troppa libertà di scelta ad un bambino finisce per complicargli terribilmente la vita, perché manca di quella struttura emotiva ed esperenziale che gli permette di orientarsi nel mondo. Cadere in questi loro tranelli può essere pericoloso, si può entrare in un vortice dal quale poi ci si districa con non poca difficoltà.

capricci-dei-bambini

Il cibo non gli interessa

Ci sono bambini che fanno capricci anche perché non interessati apparentemente al cibo. Come gestire questi di capricci?
Mi è capitato più volte di ascoltare questa preoccupazione e ben poche volte si è collegato il poco interesse al cibo ad una qualche patologia. Molto spesso, a seguito di un’indagine più accurata, veniva invece alla luce un errato comportamento genitoriale nei confronti del bambino a tavola. Pensiamo alle normali attività quotidiane, spesso non abbiamo interesse per qualcosa semplicemente poiché non siamo stati educati a svolgere quella attività, o ad averci a che fare, e quindi a ricavarne piacere. Lo stesso vale per il cibo. È importante che il genitore permetta al bambino di sperimentare e sperimentarsi con il cibo, di giocarci anche, e di sviluppare un interessa. Provate a dare un’occhiata a quest’altro articolo sul come coinvolgere i bambini nelle attività di cucina.
Altre volte invece il non interesse del bambino verso il cibo è legato alla sua crescita. Capita che la mamma ed il papà abbiano timore di fare dei passaggi importanti che riguardano l’alimentazione, come ad esempio passare da cibo liquido a solido, e quindi non riescano a leggere il momento. Ma il bambino a differenza loro si può sentire già pronto ed il compito genitoriale è anche quello di ascoltare e rispondere adeguatamente ai bisogni e richieste evolutive del proprio figlio, naturalmente di concerto con il pediatra.
Occorre ricordarsi che lo svezzamento è un passaggio che compiono tutti, non solo il bambino che vive in prima persona il cambiamento.

È bello nutrire il cuore dei bambini con affetti, presenza ed ascolto

Dare importanza al momento del pasto

“Devo rincorrere il mio bambino per farlo magiare, come posso fare?”
Quando si ha un bambino piccolo si tende a creare uno spazio esclusivo nel quale farlo mangiare, anche perché solitamente segue orari diversi rispetto all’adulto. È consigliabile però, appena possibile, congiungere il pasto del bambino con ll momento del pasto familiare.
Mi vengono in mente le espressioni di sorpresa dei genitori quando scoprono che il loro inappetente figlio a scuola mangia. “Ma come è possibile? La scuola mentirà?”, Beh molto spesso no. La scuola crea quella che semplicemente si definisce convivialità, o momento di aggregazione, in cui tanti bambini sono seduti a tavola insieme e mangiano senza alcuna distrazione, anche solo grazie al loro innato spirito emulativo nei confronti del compagno. A scuola i bimbi imparano che il momento del pasto è quello che si trovano a vivere, non ci sono richieste ulteriori, non c’è tv o teatrini improvvisati e loro lo accettano e lo vivono con immenso piacere. Questa occasione ci fa capire ancora di più che il comportamento alimentare è una modalità che si acquisisce ed è quindi fondamentale il modello che si propone a questi bambini nella vita di tutti i giorni
A seguito di questo mi preme evidenziare come sia importante inserire il vostro bambino a tavola nel momento del pasto familiare, farlo mangiare con voi facendogli vivere serenamente la sua crescita, facendogli capire che voi lo state accettando ed includendo anche in questo momento.

pasto-in-famigliaIl cibo non è una coccola

Come comportarsi invece con quei bambini che cercano ossessivamente il cibo? Molto spesso si può notare infatti come un bambino ricerchi continuamente il cibo, anche quando chiaramente non si tratta di reale fame.
È importante in queste occasioni, che sia anche il genitore ad avere un sano rapporto con il cibo, essendo per il piccolo il modello di riferimento primario. Attenzione anche all’utilizzo di cibo per consolare o premiare il bambino, per intrattenerlo, o per distrarlo da momenti di pianto o capriccio. I bambini hanno bisogno di vivere le proprie emozioni fino in fondo, anche se a noi adulti sembrano esagerate, ridicole o incomprensibili. Bloccare l’emozione di un bambino con il cibo lo spingerà in futuro ad utilizzare questo mezzo per colmare i momenti di vuoto interiore o quegli stati stati emotivi troppo forti da gestire in altro modo. 
Rilevante è anche imparare a non utilizzare frasi che possano condizionarlo psicologicamente, come ad esempio i ricatti (“se non mangi la verdura niente cioccolato”), o l’utilizzo di parole errate che possono far vivere al piccolo il momento del pasto con ansia e senso di colpa (“Ci sono tanti bambini poveri che non hanno da mangiare”), che possono portare il bambino a decidere poi di mangiare solo per rendere felice qualcun altro.

In conclusione

La vera nutrizione non include, come avete potuto leggere fino qui, soltanto il cibo, il mangiare è collegato alle emozioni che a loro volta influiscono sulla qualità ed anche sulla quantità di cibo che viene assunto nelle varie fasi della vita.
Vorrei concludere quindi questo articolo così denso di materiale con una frase letta in un testo: “È bello nutrire il cuore dei bambini con affetti, presenza ed ascolto”. Questa credo sia la chiave per il successo anche a tavola.

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